10.11.06

GESTIRE LA COSA PUBBLICA

La gestione della cosa pubblica………..
Risulta evidente ormai che, chiunque vada al potere, ha una visione delle cose da fare abbastanza delineata.
Delineata in un programma che ha solo valenza elettorale…….. troppe volte abbiamo visto che dopo, quello che fanno o è retaggio di una pressione degli estremi oppure è dettato solo da interessi personali.
Quindi s’impone ricercare una strategia dove il potere sia UN PO’ MENO POTERE ASSOLUTO.
Questo si può fare soltanto restringendo i poteri in uno “steccato legislativo”, che non può essere stabilito dal potere gestionale stesso.Da qui logica vuole che bisogna produrre una serie di norme e di modificare quelle esistenti per il funzionamento dello stato, proprio per riportare la gestione dello stato nello “steccato” anzidetto.
Risulta evidente che tali norme devono prescindere dalla colorazione politica di chi le fa, altrimenti ognuno fa le proprie.
Quindi si tratta di proporre quelle norme che attengono alla gestione dello stato.
Infatti non si può lasciare nelle mani di chi deve seguire queste norme, la legiferazione delle stesse, altrimenti ci troveremmo nel paradosso che chi le deve seguire è anche colui che le fa.
La normativa deve essere ad ampio consenso, prescindendo dalle fazioni politiche, poiché stiamo trattando proprio il tema di racchiudere la politica (o quella parte di politica che attiene alla gestione amministrativa dello stato) in regole precise e non prevaricabili.
Ecco perché vanno portate modifiche alla parte di costituzione che attiene a simili regolamentazioni, norme costituzionale che devono preveder un istituto NUOVO, che agisce al di fuori del parlamento stesso e ne controlla le applicazioni.
In pratica, per fare un esempio, se i parlamentari vogliono variare il loro stipendio, come nelle società private il Consiglio d’Amministrazione chiede all’assemblea dei soci di ratificare l’aumento, cos’ il Parlamento chiede la ratifica ai suoi “soci” (leggi Elettori).
In alcuni stati (anche europei), sento dire, il controllo sul funzionamento amministrativo della cosa pubblica è affidato a comitati eletti dai cittadini, ed hanno il compito di controllare che il depositario del potere non si approfitti della propria posizione.
Questi comitati sono al di fuori della sfera parlamentare e non possono contenere né parlamentari né ex-parlamentari o chiunque abbia ricoperto cariche elettive pubbliche.
Tanto per intenderci, il comitato può chiedere ad un ufficio tecnico regionale “perché ci sono pratiche arretrate” oppure “perché di un qualunque disservizio”.
Certo da noi questa funzione è, in piccolissima misura, svolta dal “difensore civico”, ma con una serie di differenze:
· Il difensore civico non è presente in tutti gli enti.
· Può intervenire solo su richiesta
· Non ha potere di veto
· Non è eletto specificamente dagli elettori, ma scelto dall’amministrazione
Mentre è previsto in ogni ente pubblico, una specie di INTERNAL AUDIT, che però quasi nessuno ha o, se c'è, non ha funzioni e poteri.

A questo punto dobbiamo chiederci "se questa strada già altri la percorrono, perché non possiamo provarci anche noi ?????”
Ed è qui che verrebbe utili un’informativa, da parte di chi l’ha, di quali sono i paesi che hanno un simile controllo e come viene espletato.
bof_il_vecchio

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