21.12.06

ESISTE UN SISTEMA ANTI EVASORE ????


ESISTE UN SISTEMA ANTI EVASORE ????

Tutti ci affanniamo a parlare di evasione, dando ognuno la nostra versione dei fatti.

Una delle versioni più cavalcate è “MENO TASSE PER TUTTI = MENO EVASIONE”
Questa visione cozza però con alcuni principi ed alcune statistiche.

  • Alcuni paesi con noi confinanti, hanno una pressione fiscale quasi identica alla nostra, eppure non presentano i livelli di evasione fiscale Italiano. (Questa per me è già sufficiente per affermare che non è vero che se abbassi le imposte, tutti le pagano, negli altri paesi , sono alte e le pagano lo stesso.)

  • Nei momenti di minore pressione fiscale, l’evasione era sempre percentualmente uguale.

  • Nel quinquennio Berlusconi la pressione fiscale è diminuita, ma è aumentato il sommerso.

Quindi non è un problema di pressione fiscale ma è una questione di cultura.
Anche se abbasso le imposte, l’evasore non aumenta il suo apporto.

Ergo bisogna trovare un’altra strada.

Lo Stato per il suo sostentamento, ha principalmente 2 strade :

· Le imposte dirette
· le imposte indirette.

Le imposte dirette hanno 3 possibilità di ingressi:

1. il reddito imponibile delle imprese
2. il reddito imponibile degli utenti finali (leggi cittadini)
3. il reddito imponibile di ambedue.

Il reddito imponibile delle imprese, nasce dalla differenza tra quanto si acquista e quanto si vende; è cioè il valore di vendita detratte tutte le spese dell’impresa.

Il reddito imponibile dei utenti finali (leggi cittadini comuni) è “normalmente” lo stipendio; è cioè il reddito lordo, detratte alcune minime spese e carichi familiari.
Si tenga conto che normalmente, quanto si deduce dall’imposta lorda è circa il 25%.

Ora se consideriamo una quota di “evasione” nella categoria delle imprese, sembra quasi naturale dire “facciamo dedurre agli utenti finali tutte le spese e così portiamo a galla l’evasione”.
Se così si facesse, dato che il risparmio medio per gli utenti finali, (e a volte non più vero) è di circa 1/12 di reddito l’anno, vuole dire che tutto il resto del reddito l’utente finale lo spende; se deducesse tutte queste spese, avremmo SI un vantaggio per gli utenti finali che si vedrebbero aumentare la loro incidenza media di detrazioni da 25% a 95%, ma per lo Stato vorrebbe dire “perdere” quasi la totalità delle imposte derivanti dal punto 2.

Per poter perdere le imposte derivanti dal punto 2, dovrebbe aumentare le imposte derivanti dal punto 1 e le imposte indirette.

Con quale risultato ?

1. Scompare SI l’evasione fiscale
2. perde un ingresso di denaro proveniente dagli utenti finali
3. frena lo sviluppo delle aziende perché più tassate.
4. utilizzare la tipologia d’imposta più iniqua (quella indiretta) che colpisce a prescindere dal reddito.

Il guadagno per lo Stato rimane solo sull’IVA, che oggi, in effetti, paga l’utente finale (è l’unico che non può dedurre gli acquisti).

Per ovviare a ad una perdita così elevata, lo Stato dovrebbe “SELETTIVAMENTE” concedere, la detrazione delle spese, solo quelle provenienti da tipologie ove il rischio di evasione è più alto.

Il perché non farlo su tutte le spese, è anche confortato dal fatto che alcune categorie (vedi esempio i supermercati) presentano un più basso rischio di evasione, poiché già emettono lo scontrino fiscale “normalmente”.
Altre categorie che emettono lo scontrino fiscale e questo è utilizzato come data di partenza per la garanzia sull’acquisto.

Quindi se ad esempio, si evidenziasse nella categoria “VENDITORI DI LAMETTE DA BARBA” un’alta percentuale di evasione, ebbene gli acquisti da tale categoria diverrebbero deducibili.

Esiste una rilevazione ISTAT delle categorie più soggette ad evasione.

Certo questo discorso scontenta i più, poiché è come affermare che ci sono categorie di evasori…… ma le statistiche non nascondono nulla.

Facciamo un esempio di evasione........
(non ce l'ho con gli idraulici..... e solo un esempio)
Se cambi un rubinetto di casa e l'impiantista ti fa TUTTO senza fattura
1. la sua manodopera è in nero............
2. anche il rubinetto è in nero..............

Ma questo vuole dire che:
· se può venderti un rubinetto un nero,lo HA COMPRATO in nero..... (da un grossista)
· ma se il grossista lo ha venduto in nero, lo HA COMPRATO in nero...(dal produttore)

quindi:
· il 1° evasore è ..........il produttore......
· il 2° evasore è ..........il grossista........
· il 3° evasore è ..........l'impiantista.. ....

Ergo, vanno catalogate tutte quelle categorie che possono venderti "merce" e/o + manodopera e/o servizi senza farti fattura, perché è lì che si annida la maggior parte dell'evasione....
L'evasione della manodopera da parte di un impiantista ha 1 solo evasore .... l'impiantista. Quando è presente anche merce, gli evasori sono tutta la filiera dei passaggi di merce.

Se si adotta un sistema simile nelle categorie che evadono, lo Stato ha un guadagno (e l’utente finale anche); adottando invece questo metodo su tutte le categorie, lo Stato perde più di quanto perde attualmente con l’evasione.alice

Questo potrebbe essere uno dei metodi…………

16.12.06

FINANZIAMENTO PER SEMPRE ????




FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI

Siamo nel 1993 quando un referendum pose il quesito sul finanziamento pubblico ai partiti; èd il 90% degli elettori si dichiarò CONTRARIO”.

Cosa accadde allora ???

Il 10 dicembre 1993 (governo Ciampi…. Coalizione PDS,VERDI, DC, PRI,PSI, PSDI, PLI), con la Legge 515, si pose fine alla diatriba………. Ma come …???
Non si chiama più “finanziamento pubblico dei partiti” ma si istituisce il “rimborso per le spese elettorali”.

Già questo, di per sé, è una evidente manipolazione della volontà degli elettori.
Ma vediamo l’escalation dei “costi rimborsati”……..

La legge 515, art. 10 da :
  • lire 800 per ogni iscritto nelle liste elettorali.
  • Solo ai partiti che avessero superato lo sbarramento del 4%
  • Per i turni elettorali di camera e senato (quindi, in occasione di elezioni politiche)

Ma il 3 giugno 1999 (governo d’Alema…. coalizione Ulivo - PDCI - UDR – INDIPENDENTI) la legge 157 “modifica” lievemente tali importi……… come :

  • Lire 4000 per ogni iscritto nelle liste elettorali per le elezioni politiche e regionali +
  • Lire 3400 per ogni iscritto nelle liste elettorali per le elezioni europee +
  • Lire 4000 per ogni iscritto nelle liste elettorali per ogni referendum
  • Solo ai partiti che avessero superato lo sbarramento dell’1% (praticamente tutti)
  • Detti “rimborsi” NON sono più in occasione dei turni elettorali, ma dati una volta l’anno a prescindere da quanti turni si sono svolti in nell’anno (vale a dire “non è più un rimborso spese, ma un finanziamento)

MA, ancora l’11 Luglio 2002, (governo Berlusconi …….. coalizione centro destra) la legge subisce ancora un “piccolo ritocco”……… quale :

Il rimborso viene “uniformato” a 1 euro l’anno (cioè 5 euro a legislatura a prescindere da quanti turni si svolgono).

La differenza di spesa dello Stato tra la normativa dettata dalla legge 157 e l’ultima modifica del 2002, pesa non poco.
Se pensiamo che gli elettori sono 47.160.000, l’aggravio di spesa è di 129.214.000 euro per ogni anno di legislatura.

Naturalmente dove si legge “aggravio” per lo stato, è da intendersi “incasso” per i partiti.

Se a ciò aggiungiamo che non esiste nessun controllo da parte dello stato se i costi elettorali sono stati poi sostenuti (e non potrebbe essere altrimenti, dato che non è un vero rimborso spese),si arriva a degli assurdi quali, ad esempio il Partito dei Pensionati, che, non è neppure in parlamento con un seggio, ma ha incassato 3 milioni di euro a fronte di una spesa elettorale dichiarata di 14.300 euro.
A questo va aggiunto, che quasi tutti i partiti, oltre ad avere il tesseramento, come introito, godono di “elargizioni” piuttosto abbondanti da parte di privati, aziende (pubbliche e private)…… Basta ricordarsi la trasmissione che REPORT ha dedicato al problema………
Risulta evidente che bisogna TOGLIERE dalle mani dei parlamentari questa vergognosa libertà…..
A tale scopo va stesa una petizione per riformare questo istituto.

Fermo restando i valori espressi dalla norma del 2002, i rimborsi dovrebbero essere riconosciuti così:

  • Il rimborso non avrà più carattere annuale, ma sarà elargito solo in concomitanza di un turno elettorale.
  • L’accesso al rimborso terrà, quale sbarramento, lo stesso indicato per l’accesso alle graduatorie
  • Il rimborso sarà effettuato, previa documentazione della spesa, onde verificare che la spesa sia inerente il turno elettorale.
  • Il rimborso sarà dato a copertura delle spese dichiarate inerenti, fissando un tetto massimo pari al numero dei voti espressi dall’elettorato per quel partito moltiplicato 1 euro.
  • Ai partiti è consentita l’entrata di beneficenze e donazioni da estranei, purché dichiarate, qualunque somma siano.
  • Se un partito riceve donazioni e non le dichiara, dovrà rimborsare allo stato i rimborsi presi, dall’inizio della legislatura per qualsiasi tipo di turno elettorale, fermo restando quanto previsto dalle norme penali e fiscali sul finanziamento illecito dei partiti.
  • Tutte le spese inerenti le campagne elettorali, perdono i benefici fiscali e tributari, finora riconosciuti (vedi es. IVA al 4% sui manifesti)


15.12.06

DIVIETO DI TRANSITO


In un paese, c’è una strada.
Questa strada è a “senso unico”.
Tutti gli automobilisti la possono percorrere in un senso, ma è proibito percorrerla nell’altro.

Tutti i cittadini, tranne il parlamentare che ci abita……….IL PARLAMENTARE ??????

E perché ????
Perché i parlamentari può percorrere quella via CONTROMANO ???
Non esiste motivo ! sono cittadini come noi !

Quindi siamo tutti d’accordo che se una strada è “senso unico” tutti dobbiamo percorrerla in senso identico, nessuno contromano, anche perché è pericoloso, oltre che contro la norma.

Allora, per estensione, possiamo dire che, quando ci troviamo dinnanzi ad una norma, se non esistono VALIDI motivi, tutti dobbiamo attenerci alla norma, e chi non si attiene deve essere punito, perché commette un reato – un abuso.

Ma allora, i parlamentarti che hanno concesso a loro stessi la reversibilità della pensione anche a favore dei conviventi, previa semplice dichiarazione, e questo non è concesso ai cittadini, si sono creati una deroga alla norma, senza un VALIDO motivo.
Ma allora questo è un abuso !!!!!!!
Ma questo abuso è in vigore da oltre 10 anni !!!!

Quindi qualcuno dovrebbe denunciare i parlamentari che hanno fatto e che non hanno cancellato questa norma, per “ABUSO IN ATTI D’UFFICIO”

1.12.06

“Il furto ai pensionati”


Fino al 1992 era in vigore una legge che si preoccupava di rivalutare il valore lordo delle pensioni, appunto la legge 730 del 1983.
Questa legge rivalutava le pensioni per la percentuale media di aumenti salariali nei 12 mesi precedenti.
Quindi c’era un “gancio” tra i salari e le pensioni, “gancio” costituito anche perché,mentre i salariati avevano il vantaggio della trattativa contrattuale per contenere l’aumento del costo della vita, i pensionati ne erano sprovvisti; da qui nasce il “gancio”.

In virtù dell’emergenza dei conti pubblici e dell’allungarsi dell’età pensionabile, i Governi sono corsi ai ripari ricorrendo ad una serie di interventi; primo fra tutti è stato il Dlgs 503/92 che ha abolito (art. 11) il meccanismo della rivalutazione delle pensioni “indicizzato” ai salari.

Lo stesso Dlgs si preoccupò di riformare la rivalutazione delle pensioni, creando un nuovo “gancio”.
Il nuovo “gancio” era legare la pensione all’andamento ISTAT (naturalmente non il 100% , ma il 75% medio).

E’del tutto evidente che, con questo attuale meccanismo di calcolo, i pensionati si vedono progressivamente ridursi il proprio reddito rispetto a quello di quando lavoravano; e lo stato non ha mai fatto nulla per porre rimedio a questa disparità giustificandosi con il costo finanziario per il bilancio dello Stato.

Da qui, un paragone tra i due “ganci”, evidenzia che la differenza tra i due è,calcolata tra il 1993 e il 2006, del 29.74%; significa che un pensionato che nel 1992 percepiva 1.100.000 lire nette al mese (pari a 568,10 euro netti mese), con il nuovo “gancio” si ritrova nel 2006 a percepire una pensione netta di 640,28 euro mese, mentre se ricalcolando con il precedente sistema, oggi avrebbe una pensione netta mensile di 809,26; creando un minor introito mensile di ben 168,98 euro.

Ora, la Corte dei conti, sezione Puglia,con sentenza n° 70 del 2005 e, in controtendenza rispetto ai precedenti degli stessi giudici e alle indicazioni della Corte costituzionale, ha accolto il ricorso di un dipendente pubblico a riposo condannando l’Ipdap a riliquidargli la pensione agganciata alla dinamica salariale intervenuta nel frattempo al personale di pari grado in servizio.

Noi sappiamo che una sentenza della Corte dei Conti non fa dottrina ma, io penso che una petizione volta a far riconoscere questa sentenza a TUTTI I PENSIONATI, debba essere fatta, poiché giustizia vuole che non ci può essere disparità di trattamento tra soggetti uguali………
Ci si potrebbe accontentare anche del solo e semplice ricalcalo con la vecchia legge, lasciano nelle mani dello Stato gli arretrati, tanto per dimostrare che anche i pensionati, seppur costantemente maltrattati, capiscono la difficoltà di reperire i fondi per far fronte a questa perequazione.

24.11.06

Le pensioni dei "VECCHI"


Vorrei prendere a esempio una considerazione, neppure tanto strisciante, che dice “le pensioni le pagano i contributi versati dai giovani)…… dando un impressione che i vecchi non hanno versato abbastanza per la propria pensione.

Il calcolo è abbastanza complicato, poiché entrano in ballo fattori di rivalutazione e di rendita difficilmente spiegabili in maniera semplice …….. ma io ci provo a spiegarlo in sintesi con un esempio.



  • Un lavoratore inizia a lavorare nel ‘65

  • Va in pensione nel 2002

  • Il suo primo salario annuo è 330 euro lordi (pari a 40.500 lire mese lordi)

  • L’ultimo è 20.200 euro lordi (pari a 1.555 euro mese lordi e 1.213 euro netti mese)

  • Va in pensione con circa 1.140 euro lordi mese (pari a 892 euro netti mese)


I contributi versati (pari al 32.7%....... fonte INPS) dal ’65 al 2002 formano un monte finanziario che, a scalare, per 38 anni si rivaluta
Ora, togliamo dal versato circa il 19%, annuo che serve all’INPS per i suoi costi (teniamo conto che un impresa privata ha mediamente un costo del personale che pesa circa il 12% del fatturato.
Per consumare il suo versato in 38 anni di lavoro, può percepire la pensione fino al 2025 lui, e fino al 2041 il coniuge superstite (reversibilità della pensione al 60%) senza pesare su nessuno, poiché il versato negli anni è ampiamente bastante.

Naturalmente i calcoli esposti parlano di una posizione media………
Non tengono conto delle BABY pensioni – dei regali all’inefficienza – delle pensioni a chi non ne ha diritto (es. falsi invalidi) etc.etc.

Quindi, una gestione “NORMALE” dell’INPS non avrebbe dovuto portare allo SFASCIO…….
Se ora l’INPS si trova a dover pagare le pensioni non con la redditività dei vecchi contributi, ma con i contributi che versano oggi i giovani lavoratori, questo è il risultato di una CATTIVA (e clientelare) GESTIONE………..

La mia esposizione, vuole anche dimostrare che, iniziando, anche ora che sembra un pò tardi, una corretta gestione dell'INPS, c'è possibilità che in un numero di anno non troppo elevato (il numero di anni dipende dalla grandezza del BUCO), si possa ricondurre questo ente a momenti meno drammatici....... certo più tardi si comincia........ più è difficile.......



21.11.06

le verità nascoste..... ovvero se poco sai poco fastidio dai…


Bisogna innanzitutto partire da una premessa……. Di tutto il materiale che ho cercato su internet, ho trovato soltanto

  • Il budget dello stato 2005
  • Il budget della camera dei deputati 2006
  • Il bilancio della camera dei deputati 2005
  • Il budget del senato 2006
  • Il bilancio del senato 2005

Naturalmente niente suddiviso e esplicitato in maniera sufficientemente analitica.

Nulla ho trovato relativo ai vari ministeri…………

Questo mi porta ad una considerazione iniziale: Nulla si può criticare con cognizione di causa per mancanza di elementi certi.

Ed è proprio da qui che nasce la mia principale considerazione: se poco sai poco fastidio dai…

Il bilancio di un ministero, devo presumere, sia stilato in forma analitica, quasi a somiglianza con un normale bilancio.
Il controllo di gestione, impone infatti che, se non si conosce il centro di costo e la voce di spesa, il controllo è quasi impossibile.

Facciamo un esempio:
In un impresa esistono i costi diretti ed i costi di struttura.
I costi diretti sono quelli che si affrontano per costruire il “prodotto”
I costi di struttura sono tutti gli altri costi che servono per tenete in piedi la macchina

Se un impresa ha problemi di prodotto, la cosa si tenta di risolverla con :

  • Nuove tecnologie produttive
  • Nuovi prodotti intermedi
  • Nuovi semilavorati
  • Nuovi fornitori
  • Materie prime alternative

Se un impresa ha problemi non legati al prodotto, ma alla macchina “azienda” allora la strada è diversa :
Contenimento delle spese generali
Eliminazione delle spese superflue

Se paragoniamo tutto ciò ad un ministero, dovremmo dire che :
I costi diretti sono quelli indirizzati al “prodotto” inteso come servizio diretto imputato a quel ministero
I costi di struttura sono invece identici ad un impresa privata.

Ma il ministero non ha un fatturato, e l’unica entrata è l’apporto dello Stato.
Questo apporto va diviso in costi diretti e costi di struttura.
Ma se non si conosce la suddivisione, ecco se s’ingenera un equivoco.

Faccio un esempio:

Se l’apporto dello Stati per il ministero PIPPO è 3 miliardi di euro per il 2006, innanzitutto si dovrebbe sapere:
questi 3 miliardi come sono suddivisi ?
Quanto ai costi diretti al servizio del il cittadino
Quanto ai costi di struttura
Quanto agli investimenti pluriennali.

Se non si conosce questa suddivisione, vengono a mancare dati importanti e, cosa peggiore s’ingenera il TEATRINO DELLA POLITICA.

Se per il 2007 lo stato apporta 2,5 miliardi di euro, il mancante di 0,5 miliardi rispetto al 2006 da quale voce è tolto ????

Se non lo sappiamo, ognuno dirà, secondo la propria convenienza politica, quello che più fa “SPETTACOLO”.…………. Ma la verità ????

Il cittadino, sia pur volenteroso, che vuole confrontare le “verità” dette da ognuno, non ha armi, per cui SI DEVE FIDARE..

Ecco perché è importante che:

  • i vari bilanci dei ministeri siano pubblici e PUBBLICATI (ognuno ha un sito internet, ma provate a cercare le spese di un ministero nei loro siti….)
  • il bilancio dello Stato sia, per centro di costo e voce di spesa, identico a tutti i bilanci espressi dalla Pubblica Amministrazione (Stato, parlamento, ministeri, regioni, province, comuni, etc. etc)
  • gli apporti Statali, siano espressi nelle tre categorie sopraccitate (altrimenti non sapremo mai, in caso di taglio o di maggior apporto, la differenza a chi è imputata…..)

E qui comincia il TEATRINO dell’equivoco !!!!!!!!!!
Se c’è un governo di destra, ad un taglio a quel ministero, la destra dirà che ha tagliato i costi di struttura, mentre la sinistra dirà che hanno tagliato i costi diretti ai servizi dei cittadini……………… se c’è un governo di sinistra, è PERFETTAMENTE UGUALE ma CONTRARIO……
e noi, in mezzo,a non sapere chi ha ragione, se non per vocazione politica…

18.11.06

TFR dei MEGA-DIRIGENTI


Proposta n° 5 " Tassabilità del TFR dei mega-dirigenti quando supera il normale TFR contrattuale per la categoria "
RELAZIONE
con questo disegno di legge si intende porre un freno e dare un messaggio evidente a quei rapporti di lavoro che tendono a super-premiare i cosiddetti mega-dirigenti, all’atto della conclusione del rapporto di lavoro stesso.
Il proliferare delle mega-liquidazioni, porta, oltre che ad una disuguaglianza di trattamento tra i lavoratori in generale, non mitiga l’aspetto morale e deontologico che si dovrebbe avere in ogni rapporto di lavoro.
Non è certo possibile vietare per legge, che oltre al “NORMALE” TFR, si possa elargire una cosiddetta “buonuscita”, ma per moralizzare l’uso di tale istituto, è necessario porre in atto dei deterrenti all’uso stesso, in maniera di renderli antieconomici.
Soluzione quindi potrebbe essere quella di istituire una norma che regola il valore del TFR, comprimendolo in una forbice che avrà un minino di 1 mensilità per ogni anno di permanenza nel rapporto (o frazione di esso), ed un massimo di 2 mensilità.
Questa norma deve essere chiaramente richiamata in tutti i contratti collettivi e privati.
Qualora si volesse elargire una quota superiore a quanto stabilito dalla norma, tale quota, per essere antieconomica, dovrebbe porre la quota eccedente stessa, per chi la concede, tra i costi indeducibili, per chi la riceve, essere sottoposta ad una tassazione separata tale da renderla antieconomica e infruttuosa.
Tale accorgimento, se proprio non può eliminare il problema, avrà almeno il beneficio che della maggio quota se ne può avvantaggiare lo stato.
ARTICOLI
Il Trattamento di fine rapporto, in qualunque contratto, sia esso collettivo o individuale, deve essere fissato nei contratti stessi con un minimo di 1 mensilità per ogni anno di anzianità, o frazione di esso in dodicesimi, ed un massimo di 2 mensilità.
La scelta contrattuale tra il minimo ed il massimo, deve essere riportata nei contratti stessi.
I contratti collettivi devono riportare, al momento del primo rinnovo, tale scelta.
Se essa non viene riportata nei contratti, sia per quelli individuali che per quelli collettivi, il TFR si considera :
· Per il cedente, quale costo indeducibile.
· Per il beneficiario, sottoposto a tassazione separata secca, esente da deduzioni e detrazioni eventualmente previste, al 75%.
Se, all’atto della liquidazione, non viene rispettata la norma, così come riportata nel contratto, ma viene aggiunto al valore contrattuale spettante, una somma a qualsiasi titolo, anche sotto forma di beni in natura, tale eccedenza si considera :
· Per il cedente, quale costo indeducibile.
· Per il beneficiario, sottoposto a tassazione separata secca, esente da deduzioni e detrazioni eventualmente previste, al 75%.

12.11.06

sulle spese della politica




IL POTERE INCONTROLLATO
ovvero
I BILANCI DELLE CAMERE

Attualmente il controllo amministrativo della spesa delle due camere è posto nelle mani del parlamento stesso , che nomina in seno, i cosiddetti “questori” tra i parlamentari.
La normativa vigente non è assolutamente garante di trasparenza, stante che il controllore di se stesso non è mai il miglior controllo auspicabile.
Se a ciò aggiungiamo che esistono già nell’ambito governativo, enti preposti al controllo (corte dei conti ad esempio), non si farebbe altro che rendere più organico e puntuale una tipologia di controllo che oggi esula dagli enti preposti stessi.
Ora, se analizziamo i bilanci delle camere degli ultimi anni, ci accorgiamo di una vera e propria ESCALATION della spesa.
Basta leggere li bilancio consuntivo 2005 e preventivo 2006,
O in alternativa, leggere gli articoli sui vari quotidiani dei giorni scorsi……..
Le percentuali d’aumento della spesa dei due rami del parlamento, fanno pensare.
Ora, e ancor più evidente che ci troviamo di fronte ad un utilizzo del denaro pubblico abbastanza allegro.Dai prospetti esistenti sul sito della camera, ad esempio, la spesa per i parlamentari è
2005 =92.200.000,
2006=92.220.000,
2007=96.065.000,
2008=99.535.000, c
on un incrementi, rispetto al 2005, di
2006 =0%,
2007=4,192%,
2008=7,956%.
E queste variazioni sono controllate dalla camera stessa……
Il ministero del tesoro, si limita a prendere atto dei fabbisogni dei rami del parlamento e predispone la cifra nel bilancio globale di spesa (che poi entra in finanziaria).
Ma………….. E I CONTROLLI.???????........... tranquilli,lo ha già fatto la camera, nella persona dei questori……….. (parlamentari eletti dai parlamentari stessi).
Va da sé che un simile andazzo è insostenibile……..va cambiato……. Va modificata la norma attuale e ripristinato un minimo di controllo esterno.
E ipotizziamo come possa essere fatto…
L’attuale controllo dei bilanci di camera e senato, effettuato e gestito dai questori delle rispettive camere passa sotto il controllo della CORTE DEI CONTI.
Ai questori restano tutte le altre prerogative indicate nei regolamenti delle camere.
Il bilancio consuntivo e quello preventivo sono redatti per sia per competenza che per cassa.
La corte dei conti, in collaborazione con il dipartimento della Funzione Pubblica, redige :
Il bilancio consuntivo
Il cash-flow
la relazione tecnica del bilancio consuntivo
l’analisi di bilancio dettagliata per ogni voce di spesa
il piano consuntivo degli investimenti conclusi e in corso d’opera
Gli eventuali residui di entrate non utilizzati nell’anno corrente, riferito alle spese correnti e non agli investimenti programmati e non ancora effettuati, non possono essere oggetto di accantonamento patrimoniale, ma vanno a fare corpo complessivo con le entrate per l’anno successivo. (questo vuole dire che = se l’anno 2006 aveva entrate correnti pari a 1000, e la spesa per competenza è stata di 900; l’anno 2007, se la spesa preventivata è 1200, il Ministero del Tesoro, contribuirà solo per 1100)
La corte dei conti, in collaborazione con il dipartimento della Funzione Pubblica, redige anche:
Il bilancio preventivo utilizzando la stessa forma del bilancio consuntivo
Il cash-flow
la relazione tecnica del bilancio preventivo
l’analisi di previsione dettagliata per ogni voce di spesa
il piano degli investimenti con proiezione decennale, evidenziando l’impatto economico sul bilancio preventivo.
La corte dei conti, in collaborazione con il dipartimento della Funzione Pubblica, raccoglie le varie richieste per l’anno a seguire e, seguendo gli indirizzi politici, economici e di disponibilità del governo, inserisce nel bilancio preventivo solo quelli che corrispondono ai predetti indirizzi.
Tutti i documenti di cui ai punti 2 – 3 – 4 sono pubblicati nel sito del dipartimento della Funzione Pubblica, sia suddivisi per anni, che in prospetto progressivo degli ultimi 5 anni più il preventivo dell’anno successivo e la proiezione poliennale.

Sarà sempre il ministero del tesoro a convogliare le richieste delle camere per il loro sostentamento economico, ma il controllo è dato ad un ente specifico e non all’interno di chi produce la spesa.

Questa è una piccola modifica alla gestione amministrativa del bilancio dei due rami del parlamento, che ancora non tocca la formazione delle singole spese e la loro autorizzazione, ma solo il controllo.
Per questo argomento sarebbe interessante aprire un dibattito e/o un sondaggio.


I dati di bilancio sono estrapolati dal sito: http://www.camera.it/

10.11.06

GESTIRE LA COSA PUBBLICA

La gestione della cosa pubblica………..
Risulta evidente ormai che, chiunque vada al potere, ha una visione delle cose da fare abbastanza delineata.
Delineata in un programma che ha solo valenza elettorale…….. troppe volte abbiamo visto che dopo, quello che fanno o è retaggio di una pressione degli estremi oppure è dettato solo da interessi personali.
Quindi s’impone ricercare una strategia dove il potere sia UN PO’ MENO POTERE ASSOLUTO.
Questo si può fare soltanto restringendo i poteri in uno “steccato legislativo”, che non può essere stabilito dal potere gestionale stesso.Da qui logica vuole che bisogna produrre una serie di norme e di modificare quelle esistenti per il funzionamento dello stato, proprio per riportare la gestione dello stato nello “steccato” anzidetto.
Risulta evidente che tali norme devono prescindere dalla colorazione politica di chi le fa, altrimenti ognuno fa le proprie.
Quindi si tratta di proporre quelle norme che attengono alla gestione dello stato.
Infatti non si può lasciare nelle mani di chi deve seguire queste norme, la legiferazione delle stesse, altrimenti ci troveremmo nel paradosso che chi le deve seguire è anche colui che le fa.
La normativa deve essere ad ampio consenso, prescindendo dalle fazioni politiche, poiché stiamo trattando proprio il tema di racchiudere la politica (o quella parte di politica che attiene alla gestione amministrativa dello stato) in regole precise e non prevaricabili.
Ecco perché vanno portate modifiche alla parte di costituzione che attiene a simili regolamentazioni, norme costituzionale che devono preveder un istituto NUOVO, che agisce al di fuori del parlamento stesso e ne controlla le applicazioni.
In pratica, per fare un esempio, se i parlamentari vogliono variare il loro stipendio, come nelle società private il Consiglio d’Amministrazione chiede all’assemblea dei soci di ratificare l’aumento, cos’ il Parlamento chiede la ratifica ai suoi “soci” (leggi Elettori).
In alcuni stati (anche europei), sento dire, il controllo sul funzionamento amministrativo della cosa pubblica è affidato a comitati eletti dai cittadini, ed hanno il compito di controllare che il depositario del potere non si approfitti della propria posizione.
Questi comitati sono al di fuori della sfera parlamentare e non possono contenere né parlamentari né ex-parlamentari o chiunque abbia ricoperto cariche elettive pubbliche.
Tanto per intenderci, il comitato può chiedere ad un ufficio tecnico regionale “perché ci sono pratiche arretrate” oppure “perché di un qualunque disservizio”.
Certo da noi questa funzione è, in piccolissima misura, svolta dal “difensore civico”, ma con una serie di differenze:
· Il difensore civico non è presente in tutti gli enti.
· Può intervenire solo su richiesta
· Non ha potere di veto
· Non è eletto specificamente dagli elettori, ma scelto dall’amministrazione
Mentre è previsto in ogni ente pubblico, una specie di INTERNAL AUDIT, che però quasi nessuno ha o, se c'è, non ha funzioni e poteri.

A questo punto dobbiamo chiederci "se questa strada già altri la percorrono, perché non possiamo provarci anche noi ?????”
Ed è qui che verrebbe utili un’informativa, da parte di chi l’ha, di quali sono i paesi che hanno un simile controllo e come viene espletato.
bof_il_vecchio

9.11.06

Responsabilità civile dei magistrati



ANCHE Questa proposta è stata presentata, in Corte di Cassazione da Radicali Italiani il 4 settembre 2001

Proposta :”Responsabilità civile dei magistrati”
RELAZIONE
l'obiettivo di questo disegno di legge di iniziativa popolare è quello di consentire al cittadino di ottenere dal magistrato il risarcimento dei danni che questi gli abbia eventualmente causato attraverso un comportamento doloso o gravemente colposo, o in caso di diniego di giustizia.
Da questo punto di vista, occorre ricordare che già nel 1987 si tenne un referendum (il cosiddetto "referendum Tortora") che mirava a far sì che il giudice che avesse arrecato - con dolo o colpa grave – un danno al cittadino, fosse tenuto a risponderne sul piano civile: si trattava, in sostanza, di abrogare gli articoli 55, 56 e 74 del Codice di procedura civile, che impedivano al magistrato di rispondere in sede civile dei suoi errori, come invece accadeva (e accade) per qualunque altro funzionario dello Stato. Oltre l'80% dei cittadini votò “sì”, indicando chiaramente la volontà di chiamare a rispondere, ad esempio, i giudici che emanavano mandati di cattura clamorosamente sbagliati a causa di omonimie non controllate, o che ordinavano una carcerazione preventiva con leggerezza, o che, in base a vaghi sospetti, mettevano a repentaglio i più elementari diritti dei cittadini.
Subito dopo, però, il Parlamento (guidato dal terzetto DC-PCI-PSI) rapinò il risultato del referendum votando la cosiddetta "legge Vassalli" che travolse il principio stesso della responsabilità personale del magistrato, per affermando quello, opposto, della responsabilità dello Stato. La “legge Vassalli”, infatti, prevede che il cittadino che abbia subito un danno ingiusto a causa di un atto doloso o gravemente colposo da parte di un magistrato non possa fargli direttamente causa, ma debba invece chiamare in giudizio lo Stato e chiedere ad esso il risarcimento del danno. Se poi il giudizio sarà positivo per il cittadino, allora sarà lo Stato a chiamare a sua volta in giudizio il magistrato, che, a quel punto, potrà rispondere in prima persona, ma solo - si badi - entro il limite di un terzo di annualità di stipendio. La legge Vassalli ha così raggiunto il suo scopo: ridurre al minimo le domande di risarcimento e ristabilire un regime di irresponsabilità per i magistrati.
Attraverso l’approvazione di questo disegno di legge invece, si avrà la possibilità di chiamare in causa direttamente il magistrato che abbia errato dolosamente o per colpa grave.
ARTICOLI
Art. 1 L’art. 2, comma 1, della legge 13 aprile 1988 n. 117 recante "Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati" e successive modificazioni, è abrogato e sostituito dal seguente:
1. Chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro di questi per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale.
L’azione civile per il risarcimento del danno sono regolati dalle norme ordinarie.
Sono abrogati gli articoli 4, 5, 6, 7 e 8 della citata legge 13 aprile 1988 n. 117.
L’art. 9, comma 1, della citata legge 13 aprile 1988, n. 117 è abrogato e sostituito dal seguente: “Il procuratore generale presso la Corte di cassazione per i magistrati ordinari o il titolare dell’azione disciplinare negli altri casi devono esercitare l’azione disciplinare nei confronti del magistrato per i fatti che hanno dato causa all’azione di risarcimento, salvo che non sia stata già proposta, entro due mesi dalla comunicazione che il richiedente il risarcimento deve obbligatoriamente fare, al procuratore generale o al titolare dell’azione disciplinare, contestualmente alla richiesta di risarcimento. Resta ferma la facoltà del Ministro di grazia e giustizia di cui al secondo comma dell’articolo 107 della Costituzione.”

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Possiamo discuterne ..............

"Separazione delle carriere dei magistrati"


Questa proposta è stata presentata, in Corte di Cassazione dai Radicali Italiani il 4 settembre 2001

Proposta "Separazione delle carriere dei magistrati"
RELAZIONE
con questo disegno di legge di iniziativa popolare si intende eliminare una tra le più importanti anomalie e peculiarità dell'ordinamento giudiziario italiano rispetto a quelli di tutte le altre liberal-democrazie occidentali , e cioè la possibilità per il singolo magistrato di passare dalla funzione giudicante a quella requirente, così come attualmente stabilito dal R.D. 30 gennaio 1941, n.12.Tale decreto prevede che i magistrati, a semplice domanda, e previo parere favorevole del Consiglio Superiore della Magistratura, possono indistintamente passare, nel corso della loro carriera, dall'esercizio di funzioni giudicanti (giudici) all'esercizio di funzioni requirenti (magistrati - non giudici - che svolgono le funzioni di pubblico ministero) e viceversa.E', questa attuale, una normativa gravida di conseguenze negative per l'immagine e l'effettiva terzietà del giudice rispetto alle parti processuali, elemento quest'ultimo essenziale per la percezione della legittimità del procedimento giudiziario da parte di chi vi è coinvolto suo malgrado. Essa appare inoltre incoerente con il modello di processo accusatorio previsto dal CPP del 1989, e non appare adeguata ad assicurare la necessaria preparazione specifica per lo svolgimento di funzioni, quelle giudicanti e requirenti, per definizione profondamente diverse, e tali da richiedere una differente "forma mentis": garante, imparziale, terzo tra le parti il giudice; parte stessa del processo penale il pubblico ministero, che rappresenta l'accusa contro la difesa. Da questo punto di vista, è assolutamente impensabile che, da un giorno all'altro, chi ha combattuto il crimine da una parte della barricata si trasformi improvvisamente nel garante imparziale di chi criminale potrebbe non essere, pur essendo indagato o imputato da un ex collega di funzioni.Vietare quindi la possibilità di passaggi tra l'una e l'altra funzione è condizione essenziale per riequilibrare i poteri delle parti processuali e serve per restituire indipendenza e forza al giudice.

Proposta
Art. 1L'articolo 190, comma 2, del R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 recante "Ordinamento giudiziario" è abrogato. Dopo il comma 1 del medesimo articolo è inserito il seguente comma: "Il passaggio dei magistrati dalle funzioni giudicanti alle requirenti e da queste a quelle è vietato in ogni caso".L'articolo 191 del menzionato R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 è abrogato.
L'articolo 192, comma 6, del menzionato R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 limitatamente alle parole: ", salvo che per tale passaggio esista il parere favorevole del Consiglio superiore della magistratura" è abrogato.L'articolo 198 del menzionato R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 limitatamente alle parole: "Tali destinazioni possono avvenire, a giudizio del Ministro, tanto con le funzioni giudicanti, quanto con quelle requirenti, indipendentemente dalla qualifica posseduta dal magistrato." è abrogato.
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Si tratta di rinverdirla....................

8.11.06

TRATTAMENTO PENSIONISTICO DELLE CARICHE PUBBLICHE ELETTIVE

Proposta n° 2 " TRATTAMENTO PENSIONISTICO DELLE CARICHE PUBBLICHE ELETTIVE "
RELAZIONE
con questo disegno si intende unificare un sistema pensionistico che, alla luce di quanto è allo stato attuale, presente sperequazioni evidenti, sia tra organismi pubblici diversi che, cosa assai più grave, nei confronti del sistema pensionistico dei lavoratori in genere.
Attualmente il diritto alla pensione per i parlamentari, consiglieri regionali e tutte le cariche pubbliche elettive che con le precedenti normative cumulano contributi utili alla pensione, è gestito in maniera oltremodo premiante per coloro che hanno avuto modo di ricoprire tali cariche.
La proposta tende a uniformare il sistema pensionistico attuale portandolo ad una forma e concettualmente e MORALMENTE più accettabile.
Si intende comunque favorire coloro che hanno ricoperto cariche di diversi tipi, ma non più cumulando le eventuali pensioni, bensì cumulando i periodi pensionistici utili, a prescindere dalla loro maturazione e con quale carica siano stati guadagnati.
Naturalmente tutto parte da un principio di equità ed uguaglianza con tutto il mondo del lavoro che ha precisi dettami per il conseguimento della maturazione del diritto alla pensione.
L’eliminazione di fasce PRIVILEGIATE, è oltremodo il primo risultato che si ottiene nella prospettiva di uguaglianza nei doveri e nei diritti.
La proposta è rivolta a morigerare una categoria già di per sé economicamente privilegiata.
ARTICOLI

  1. Il trattamento pensionistico dei parlamentari, consiglieri regionali e comunque, di tutti gli aventi diritto per causa di mansioni elettive pubbliche, è fissato nei termini e nei modi di cui ai seguenti artt.
  2. Il diritto alla pensione matura soltanto dopo 20 anni di contributi versati ne periodi di permanenza nella carica, anche non continuativi.
  3. la pensione potrà essere liquidata a partire dal 60 anno di età, o immediatamente se l’avente diritto è già titolare di altra pensione di anzianità o vecchiaia.
  4. I contributi validi solo quelli riferiti alle voci di stipendio sottoposte a tassazione.
  5. Non è consentito il cumulo di trattamenti pensionistici.
  6. Se un avente diritto alla pensione è già titolare di altra pensione, di qualunque tipo e valore, i contributi versati in aggiunta, vanno a fare ricomposizione automatica con la pensione percepita e quindi si procederà al ricalcolo.
  7. Se un avente diritto non ha maturato il minimo pensionistico, i contributi versati potranno essere utilizzati, soltanto con il sistema contributivo, e soltanto con la pensione di vecchiaia, escluso quindi il sistema retributivo, sommando detti contributi ad altre maturazioni.
  8. La reversibilità della pensione segue la normativa vigente.

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Vorrei che, chi ha qualcosa da aggiungere............

incompatibilità e ineleggibilità tra cariche pubbliche elettive e tra cariche elettive e pubblico servizio

Proposta: " incompatibilità e ineleggibilità tra cariche pubbliche elettive e tra cariche elettive e pubblico servizio "
Vorrei presentare la seguente proposta:
RELAZIONE
con questo disegno di legge di iniziativa popolare si intende eliminare una tra le più importanti anomalie e peculiarità dell'ordinamento elettorale italiano, e cioè la impossibilità di poter cumulare cariche elettive pubbliche con altre cariche elettive pubbliche e/o con funzioni dirigenziali e/o di controllo in aziende pubbliche e/o di pubblico servizio e/o partecipate pubbliche.
L’attuale normativa, che parte dalla legge 60 del 15 febbraio 1953 e successive modificazioni, già prevede parzialmente quanto in proposta, ma oltre ad essere incompleta per i tempi trascorsi, non ha mai avuto un’applicazione attenta e continua, fino a degenerare nella più ampia disapplicazione.
E', questa attuale, una normativa gravida di conseguenze negative per l'immagine e l'effettiva trasparenza dei rapporti, oltre a pregiudicare il corretto funzionamento delle mansioni previste nelle cariche, poiché è logico arguire che una doppia carica impone una divisione di partecipazione.
Va ricordato che attualmente le cause d’ineleggibilità e incompatibilità sono previste dagli artt. 65 e 66 della costituzione PARTE SECONDA - ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICATitolo I – il Parlamento / Sezione I - Le Camere, ai quali artt. va posta modifica.
Vietare quindi la possibilità di detenere più cariche è condizione essenziale per riequilibrare i poteri e di conseguenza l’efficienza stressa dell’apparato burocratico.

ARTICOLI

  1. Chiunque, per elezione o per incarico parlamentare, governativo, regionale, si trovi nella posizione di ricoprire più cariche, è obbligato PRIMA DI ACCETTARE LA NUOVA CARICA, a rinunciare definitivamente alla precedente.
  2. Nessun eletto parlamentare, governativo, regionale, può ricoprire cariche in aziende pubbliche e/o con interessi pubblici e/o di pubblico servizio di cui uno stralcio nella tabella A. Nel caso ciò venga proposto, deve prima rinunciare definitivamente alla precedente carica.
  3. Non è più una commissione parlamentare a giudicare le cause di incompatibilità o ineleggibilità elettorale ma una sezione di un tribunale civile prescelto ed appositamente costituito.
  4. L’obbligo di applicare la norma è dato al tribunale di cui al punto 3, il quale ne assume la responsabilità civile e penale, nella persona del collegio giudicante intero.


    Tabella A dei “pubblici servizi” di cui al punto 2

Incompatibilità tra cariche pubbliche elettive e Società :

  • Elettricità
  • Trasporti pubblici
  • Telefonia
  • Acqua
  • Gas
  • Autostrade
  • Gestione rifiuti
  • RAI
  • Aziende municipalizzate in genere
  • Azienda sanitaria
  • Ministeri
  • Magistratura
  • che presentano una partecipazione pubblica
  • Comunità montane
  • che detenga concessioni pubbliche di qualsiasi genere

E chi ne vuole aggiungere........................

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Sarebbe utile sapere il parere su questa proposta da chiunque voglia partecipare.

7.11.06

i motivi per una gestione nuova della politica

LO STATO VISTO (QUASI) COME UN’AZIENDA.
Se potessimo paragonare lo Stato a qualcosa, è possibile avvicinarlo ad un’azienda ???
SI, e vediamone i punti di vicinanza e i punti discordanti.
DI VICINANZA

  • Ha uno statuto (leggi Costituzione)
  • Nell’operato corrente (leggi LEGIFERAZIONE) deve attenersi allo statuto (leggi Costituzione)
  • Ha dei soci (leggi cittadini)
  • Ha un consiglio d’Amministrazione (leggi parlamento)
  • Ha un presidente del consiglio d’amministrazione (leggi Governo)
  • Ha delle entrate e delle uscite
  • Ha una Ragioneria
  • Ha un organo di controllo (leggi Corte dei conti????)
    DISCORDANTI
  • L’assemblea dei soci ha un potere di sola elezione (non può variare le norme)
  • Il costo dell’apparato gestionale non è sottoposto all’assemblea.
  • L’assemblea non sceglie l’esecutivo nelle persone ma nei SIMBOLI.
  • L’assemblea non può sfiduciare né il Presidente del Consiglio d’amministrazione né il consiglio d’amministrazione stesso.
  • Il socio NON PUÒ CAMBIARE AZIENDA.

Ora, stabilito che gli apparati di gestione hanno un potere superiore ai soci stessi, va da sé che bisogna riportare il potere a chi in effetti deve detenerlo… I SOCI.
Quindi le norme devono dare la possibilità ai soci, in maniera snella e veloce, di cambiare l’assetto gestionale, quando questo prevarica il mandato.
Questo si può fare soltanto restringendo i poteri in uno “steccato legislativo”, che non può essere stabilito dal potere gestionale stesso..
Da qui il mio intendimento a produrre una serie di norme e di modificare quelle esistenti per il funzionamento dello stato, proprio per riportare la gestione dello stato nello “steccato” anzidetto.
Risulta evidente che tali norme devono prescindere dalla colorazione politica di chi le fa, altrimenti ognuno fa le proprie.
Quindi si tratta di proporre quelle norme che attengono alla gestione dello stato. Infatti non si può lasciare nelle mani di chi deve seguire queste norme, la legiferazione, altrimenti ci troveremmo nel paradosso che chi le deve seguire è anche colui che le fa.
La normativa deve essere ad ampio consenso, prescindendo dalle fazioni politiche, poiché stiamo trattando proprio il tema di racchiudere la politica (o quella parte di politica che attiene alla gestione amministrativa dello stato) in regole precise e non prevaricabili.
Il socio deve partecipare alla stesura di queste norme, poiché è l’unico mezzo per controllare chi governa la sua proprietà (lo stato).
Tutto quanto esposto mi sembra vada verso un obbiettivo indiscutibile, quello di partecipare non alla cosa pubblica, ma stendere quelle regole a cui si devono attenere chi gestisce la cosa pubblica; e questo lontano da faziosità politiche, che possiamo tranquillamente tenerci MA DOPO che si siano dettate delle regole.

Ecco perché penso che, fare dietrologia, continuare a scaricare livore verso la parte avversa, senza porsi un fine, un obbiettivo, fa somigliare tutto ad una palestra dialettica senza un fine……
Io vorrei provarci, in questo forum o, con l’aiuto di qualcuno, anche in altra sede.
Vorrei creare un group, senza leader – capoccia , e tutti insieme, si prova a percorrere questa strada, magari affiancandoci ad altri che l'hanno già intrapresa e che io non conosco......

bof_il_vecchio

6.11.06

LE NORME DA CAMBIARE............


Penso che alcune norme vigenti, abbiano bisogno di un RADICALE cambiamento, poichè, a prescindere dalla colorazione politica di chi le ha varate, rappersentano il modo peggiore per essere trasparenti e comunque condivisibili da buona parte dell'elettorato.

Mi sono posto il problema di creare un piccolo elenco, al quale chiunque voglia partecipare, può aggiungere le proprie.

Ecco l'elenco:

Io, per inizio, tenderei a non proporre punti che potrebbero evidenziare una collocazione di parte, concentrandoci invece su quei punti che, a parte la colorazione politica di ognuno, portano bene a prescindere……….

  1. Sommatoria di cariche pubbliche
  2. Pensioni dei parlamentari
  3. Massime volte di eleggibilità ( ad es. come per i sindaci) (aumenta il possibile svecchiamento)
  4. Bilanci delle camere (insieme al 10)
  5. Tassabilità del TFR dei mega-dirigenti quando supera il normale TFR contrattuale per la categoria
  6. Legge elettorale (nominale – nei propri presidi di residenza – etc. etc.)
  7. Istituzione OBBLIGATORIA in ogni comune del difensore civico (molti comuni non lo hanno)
  8. Pedaggi autostradali
  9. Raccolta differenziata dei rifiuti
  10. Regolamento camere
  11. Tassabilità di tutte le poste dello stipendio dei parlamentari che attualmente sono pagate a forfait, ma risultano “RIMBORSI SPESE”.
  12. Riforma della giustizia (si potrebbe partire dal disegno di legge “RADICALI” del 2001)
  13. Tassabilità dei benefits ai parlamentari, quando è usato anche per scopi propri (es, auto blu)
  14. Messa in mora dei trasporti pubblici che non applicano il filtro antiparticolato sui mezzi pubblici
  15. tassabilità delle imbarcazioni superiori a mt. 8.5 (come per i SUV)
  16. tassabilità dei motori marini a 2 tempi e diesel (sono inquinanti per il mare)
  17. Procedimento penale per le evasioni accertate superiori al 25% del dichiarato (sia IVA – IRPEF – IRAP – etc. etc.)
  18. responsabilità civile e penale dei professionisti e magistrati
  19. allargamento delle funzioni del GIUDICE DI PACE
  20. eliminazione della sospensione della pena al 1° grado (se hai una pena cominci a scontarla) 20bis. inserimento della cauzione al posto della sospensione per i reati amministrativi (tipo furbetti del quartierino che pagherebbero milioni di euro extra per stare a casa fino alla fine dei processi)
  21. eliminazione di tutti i benefici fiscali alle società cooperative che superano il fatturato di 20.000.000 di euro (esistono banche e grandi costruttori e assicurazioni)
  22. eliminazione della norma che permette l’iscrizione al collocamento degli assunti entro i 3 giorni dopo, ma ritornare alla comunicazione preventiva (molte aziende che fanno lavorare in nero, fanno la comunicazione solo dopo che è accaduto un infortunio….)
  23. regole per d’acquisizione della cittadinanza da parte degli extracomunitari
  24. adeguamento della ritenuta d’acconto alla 2° aliquota prevista (27%)

    ora direi che se abbiamo qualcos’altro da aggiungere, aggiungiamolo e poi facciamole diventare delle proposte da portare avanti in tutti i modi possibili ….
    (nota bene……… la numerazione non è di graduatoria ma per riconoscere i punti possibili)

bof_il_vecchio