21.3.07

IL PIL E IL DEBITO………. CHE FARE ????


Tutti guardano al PIL come la panacea ai nostri mali, ma………….

Il problema va visto sotto l’aspetto della “crescita possibile”.

L’Italia ha una “crescita possibile” di gran lunga inferiore ai paesi cosiddetti “emergenti” esempio la Cina (da noi si parla di incrementi del PIL che si attestano intorno al 0,5 – 1,5%) mentre la Cina Viaggia su un incremento del 9% annuo.
Noi non siamo la Cina. Non lo saremo mai……….
Non possiamo competere con un COLOSSO simile.
Le nostre potenzialità sono largamente inferiori, e le usiamo anche male.

Il valore del PIL nel 2005 era 1.422.718 milioni di euro
Il valore del PIL nel 2006 era 1.475.043 milioni di euro

Quindi il PIL si è incrementato di 52.325 milioni di euro pari al 3,55%
invece
Il debito nel 2005 era 1.510.926 milioni di euro
Il debito nel 2006 era 1.575.346 milioni di euro

Quindi il debito si è incrementato di 64.420 milioni di euro pari al 4,09%.

Un PIL che viene eroso completamente dal debito in misura superiore alla sua capacità non potrà mai decollare.
Quindi quello che rimane, è agire sul debito
Il problema è che i governi finora insediati (tutti), hanno tutti trovato uno stato dell’arte, ed hanno reputato logico e conveniente non modificare…………….. (Per la famosa teoria del paniere di voti)
Per cui (TUTTI), facendone arricchire pochi (ma di tanto), per ripianare la bilancia, hanno affamato tanti (e non di poco).

Solo un governo che mette SERIAMENTE le mani nella spesa pubblica, può risolvere il problema………… ma voi ne conoscete ????

Il debito può calare soltanto agendo sulla spesa pubblica e riversando quindi sulle imprese, quei costi estemporanei ma costosi che le imprese girano, per convenienza, allo stato.

Esempio :
la cassa integrazione
la mobilità
il prepensionamento
la disoccupazione

Certo caricando le imprese di questi cosi, bisognerà concedere qualcos’altro (uno sconto fiscale sull’incremento delle esportazioni – sull’incremento d’acquisti non da importazioni – all’incremento dell’occupazione - o il diavolo sa cosa) ma qualcosa che tenda a mantenere i costi dove si creano ed i ricavi anche.

Altro punto è la completa eliminazione delle Assistenze clientelari (pensioni e indennità a chi non spettano).
La revisione totale degli emolumenti dei dirigenti pubblici, domenica sera (18-03-2006) (a W l’Italia) il senatore Salvi diceva a denti stretti che buona parte dei dirigenti pubblici, nel privato sarebbero a malapena normali impiegati.

L’imposizione di canoni per l’usufrutto di beni dello stato, a valori equi (non le miserie che pagano i vari concessionari di spiagge al demanio………… ad esempio).

La lotta all’evasione fiscale e contributiva.

Gli sprechi nei vari servizi (sanità – enti locali – etc. etc.) sarebbero, se messi a posto, sufficienti a migliorare i servizi stessi con un congruo risparmio.

Perché la strada non è quella dei tagli alle spese, ma quella della lotta agli sprechi nelle spese.

Tutto questo porterebbe:
· un debito che pesa meno sul PIL,
· lo stato ad allentare la pressione fiscale e, di conseguenza, ad un automatico arricchimento del consumatore, il quale è, a quel punto, più invogliato a consumare (con benefica ripercussione sul PIL e sulle casse dello stato).

Perché c’è una verità incontrovertibile …… Se il consumatore non ha possibilità di consumare, il prodotto non lo consumerà nessuno.

Sembra un gatto che si morde la coda……………………. Ed è proprio così.
Ma qualcuno, da qualche parte dovrà pur cominciare…………………… l’immobilità non cambierà nulla.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

- Il “PIZZO” Nazionale -



In omaggio al coraggio dei tanti Giovani calabresi e siciliani, che si vanno mobilitando per contrastare le mafie locali, e per opporsi al pagamento del pizzo, vorrei spiegare come e dove nasce il padre di tutti i Pizzi: quello imposto dal Comitato d’Affari Nazionale attraverso l’allegra gestione della Spesa Pubblica; prelevato dagli Appalti Pubblici: di opere, forniture e prestazioni varie; preteso da una Politica malata e sprecona; gestito da una Burocrazia corrotta e famelica; tollerato da una Giustizia inconsistente ed a volte collusa. Il Pizzo che cresce a dismisura per soddisfare le crescenti esigenze del Malaffare Nazionale; che soffoca con nuove tasse l’attuale popolazione; che grava sulle generazioni future con un Debito pubblico in aumento.

Il tutto avviene – secondo un Oscuro Disegno – nella logica dell’emergenza. Che, quando non arriva naturalmente, la si crea con artifizi e stratagemmi. Tali da innescare le procedure della somma urgenza, o della gestione commissariale; tali da vanificare ogni controllo previsto dalla gestione ordinaria.



Partendo da quel ch’è accaduto e tuttora accade in Basilicata, descrivo gli strumenti legislativi di questo Disegno, nonché le sedi istituzionali dove si decidono strategie e tattiche, “Accordi di programma” e diavolerie simili: tutti rivolti alla spartizione delle pubbliche risorse. La cabina di regia è nel C.I.P.E. (Comitato Interministeriale della Programmazione Economica): una specie di Governo Parallelo, inventato dalla prima repubblica in sostituzione del vituperato Sottogoverno di una volta, attraverso il quale – si ricorderà – avveniva allora la spartizione della torta.



Due clamorosi esempi di allegra gestione effettuate dal CIPE negli anni ottanta sono senz’altro le due Delibere: del 6 febbraio 1986 (Gazzetta Ufficiale n. 71 del 26.03.1986) e del 12 maggio 1988 (Gazzetta Ufficiale n. 144 del 21.06.1988). Con le quali furono stanziati dei fondi destinati allo sviluppo: Fondi F.I.O. (Fondi Investimento Occupazione), per circa 11.000 miliardi di lire (di cui 500 miliardi per la Regione Basilicata) che non produssero un solo posto duraturo di lavoro.

Esaminando le suddette delibere, si ha la dimostrazione di come si inventa l’emergenza: si approvano interventi multimiliardari senza uno straccio di progetto, e si stabilisce l’avvio dei lavori entro 120 giorni, pena la revoca del finanziamento. In tal modo scatta l’urgenza, e la “necessità” di ricorrere alla “procedura dell’Appalto concorso”, disciplinata dall’art. 24 - primo comma - lettera b), della legge 584/77; con il metodo dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”.



E’ una norma che prevede l’aggiudicazione della gara sulla base di una ”serie di elementi di valutazione”, tra cui il minor prezzo, unico elemento oggettivo, che però conta poco (o niente) a confronto degli altri elementi: tutti fantasiosi, pretestuosi e soprattutto discrezionali. E’una norma che permette di affidare i Lavori a chi chiede il prezzo più alto. Quindi è “vantaggiosa”, ma non per l’Ente pubblico, bensì per l’Impresa aggiudicataria, che in tal modo riesce a realizzare utili fino all’80%. Per colmo, non si usa più la contabilità dei Lavori; che vengono liquidati “a corpo” e non “a misura”. Così si evita ogni effettiva verifica sulle opere realmente eseguite.



Si tratta insomma di un diabolico marchingegno inventato da Tangentopoli che - grazie alla discrezionalità consentita - sottrae di fatto la gara alla libera concorrenza; fa lievitare a dismisura il costo delle opere; consente di pilotare la gara a proprio piacimento; e regolamenta il patto non scritto tra le parti contraenti; patto che suona all’incirca così: “Ti affido l’appalto per una spesa di 100 (anche se l’opera ne vale 20) a condizione che di quei 100 me ne ritorni almeno 40”.

E’ una specie di gioco di prestigio che trasforma la gara d’appalto in una partita al “mercante in fiera”, in cui l’opera è solo un pretesto: una “base” per costruirci l’Operazione spartitoria.



In questo modo, il “Grande Appalto” di opere pubbliche diventa una grande tavola imbandita: c’è posto per tutti, e l’importo dell’appalto viene commisurato non più al costo dell’opera ma al numero e all’appetito dei commensali. L’alto margine di guadagno prodotto, oltre che garantire il “ritorno per il committente”, consente di “soddisfare” ogni acquiescenza e di “tacitare” ogni resistenza. Il banchetto di solito è organizzato dalle Grandi Imprese: per carità, tutte aziende al di sopra di ogni sospetto. Ma tra i commensali ci deve essere necessariamente (tra cottimisti, fornitori, progettisti, consulenti, subappaltatori etc…) anche chi è disposto ad emettere fatture false. Senza le quali non è possibile costituire fondi neri… e distribuire mazzette. La stessa norma, si badi bene (sotto altro nome ma con identico marchingegno), muove i pianeti di Forniture, Prestazioni, Pulizie, etc…



Grazie a questa famigerata norma, i suddetti 500 miliardi di lire – Fondi FIO spesi in Basilicata negli anni 80 per “Sistemazioni idrauliche” lungo i fiumi lucani – produssero opere semi-fantasma di cui è difficile trovarne traccia; opere liquidate “a forfait”; realizzate a metà ma pagate per intero; o pagate due volte. Furono insomma delle truffe miliardarie: organizzate, avallate e “collaudate” dalla Burocrazia regionale; ed impunemente consumate nella consapevole indifferenza dell’Autorità Giudiziaria e della Corte dei Conti.

Sulla stessa falsariga si continua tuttora: vedi Accordo di programma del 28.07.2003, tra CIPE e Regione (DGR 1383/2003), con il quale sono stati stanziati e dilapidati altri 25 milioni di euro lungo i fiumi lucani, con vere e proprie “rapine” come quella commessa per la “Sistemazione del torrente S. Nicola di Nova Siri”.



Riferendosi alla serie di appalti degli anni 80 in Basilicata, l’allora deputato On. Nicola Savino di Potenza, in una interrogazione parlamentare (n. 5-01750 del 13.10.1989), esprimeva tra l’altro la seguente inquietante preoccupazione: “l’adozione del metodo della contabilizzazione “a corpo” e non “a misura”, per quanto legale, rende tanto superficiali i controlli da consentire guadagni illeciti, i quali possono innescare processi di degrado sociale… e fenomeni di criminalità diffusa”. E difatti, dopo qualche anno (1992) esplose lo scandalo di Tangentopoli. Dove fu proprio questa norma a “regolare” gli accordi intercorsi tra tanti “Mariuoli” che produssero la diffusa “Dazione ambientale” scoperta dal pool “Mani Pulite” e dal Magistrato Antonio Di Pietro, a cominciare dalle Pulizie del Pio Albergo Trivulzio.



Dopo quel terremoto questa norma era andata in disuso, ma poi ricomparve con la legge 109/1994 (art. 21). Tornata di nuovo in ombra per qualche incidente tangentizio, è stata di recente dissotterrata col Decreto legislativo n. 163 del 12.04.2006 (art. 83), perchè “imposto” da una Direttiva CE. A quanto pare, sfruttando la “copertura” europea, si riesce a camuffare le “porcate” legislative nazionali in “Leggi ispirate dall’Alto”. Non so dove ci porta l’Europa, ma una cosa è certa: la norma in questione disonora il Parlamento italiano. E’ destabilizzante più di cento Brigate rosse.

Consentire l’uso di questa norma ai tanti Gaglioffi annidati nella struttura pubblica, è come fornire un grimaldello ad uno scassinatore. Anzi, è come consegnare le chiavi di un condominio a dei ladri d’appartamento.



Per ironia della sorte ora tocca proprio al Ministro Di Pietro (II°) applicare questa assurda norma nella gestione dei Lavori Pubblici. E mentre continua ad agitare, a chiacchiere, la spada degli improbabili “Valori” d’Italia, non si accorge che, nella pratica corrente del suo dicastero, fornisce l’alimento alle Grandi Malefatte: applicando appunto questa norma nei Grandi Appalti Nazionali. E’ auspicabile che se ne renda conto e si adoperi per abrogarla. Che non si limiti ad usare il naso del Poliziotto (come fece il Di Pietro I°) alla ricerca perpetua di malfattori. Che usi piuttosto la testa del Politico. E che riesca a individuare e neutralizzare gli oggettivi strumenti usati dal Malaffare: le Leggi, appunto.



E’ altresì auspicabile (la speranza è sempre l’ultima a morire) che il Parlamento provveda a ripristinare, e con più rigore, il reato di “Abuso d’Ufficio”, da cui si genera l’Arroganza-menefreghismo-strapotere della Burocrazia, nonché il vergognoso lassismo della Magistratura ed il conseguente Sfascio del Paese. E provveda a smantellare la miriade di Strutture parallele, a cominciare dal CIPE, nate nella logica della spartizione del potere gestionale, e scevre da ogni responsabilità.



Per un futuro migliore, per il loro futuro, è sperabile infine che i Giovani prendano coscienza anche di questi problemi, e che si mobilitino per debellare questi due Mostri: lo Spreco e l’Illegalità. Due mostri che si inseguono e si alimentano a vicenda, e distruggono la Democrazia. Il Potere li usa per rafforzarsi, creando sudditanza, servo-assistenza e voto di scambio. La Società civile li subisce perdendo cittadinanza e possibilità di sviluppo. Nel contesto che ne segue prevale il Malcostume; si mortifica la Dignità; non c’è spazio per la Legalità. E così via, verso la morte dello stato di Diritto. Dopo di che arriva la giungla …ed alla fine rimaniamo fregati TUTTI.



P.S. – Leonardo Sciascia amava ripetere che l'arma, più efficace per combattere e vincere la mafia, è la Legge. A quanto pare, chi ha veramente capito il concetto è la Controparte, che si è fatto le leggi su misura per imporre il suo Sistema. Nel mondo dei Grandi Appalti, la norma in questione ha il valore di un vero e proprio Comandamento: “VIETATO NON RUBARE”. E solo chi rispetta tale regola può entrare nel giro.

Sono le leggi il vero piccone usato dall'Antistato per demolire, mattone dopo mattone, lo Stato democratico. Sono le leggi a consentire la massima discrezionalità e lo strapotere a Coloro che gestiscono la cosa pubblica, ed a trasformarla in Cosa loro. Sono le leggi a permettere una sempre più Allegra gestione delle risorse, a fornire gli strumenti per truffe e rapine, ed a garantirne l’impunità.

Inseguire i Malfattori – senza neutralizzare le norme truffaldine che consentono di gestire le risorse a loro piacimento: senza controllo (senza contabilità) e senza dover rispondere dei risultati – serve solo a produrre “alternanza e rotazione” tra i Soggetti. Ma il Malaffare non si ferma. Anzi, si ramifica e si moltiplica. Ed il Pizzo ci costa ancora di più.



Nicola Bonelli - Tricarico (Mt) - (348.2601976)



Questo ed altro sul sito: www.fontamara.org



Nota bene: la presente è stata inviata per fax:

al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (n. 0646993125);

al Presidente del Senato Franco Marini (n. 0667062022)

al Presidente della Camera Fausto Bertinotti (0667603522)

al Capo del Governo Romano Prodi (n. 066794569);

al Ministro Antonio Di Pietro (n. 0644267283).



Se condividi… Passaparola… Manda un fax…

Anonimo ha detto...

concordo con varie sue analisi.
le segnalo un mio pezzo sul pil: http://www.lalente.net/index.php?option=com_content&task=view&id=767&Itemid=28

saluti.

P.

Anonimo ha detto...

Non perdiamoci di vista
Concordo su tutto.
Saluti, Nilde Casale
calinde@libero.it

Anonimo ha detto...

gentile blogger, mi chiamo viola rispoli, lavoro per rai2, annozero. stiamo realizzando una puntata su sprechi e privilegi della politica, e vorremmo mettere in scena il contrasto sulle pensioni dei comuni mortali e quelle dei parlamentari. ho letto i suoi post sulle pensioni e mi sono sembrati interessanti, mi piacerebbe fare due chiacchiere al telefono con lei sull'argomento. se le interessa, le lascio il mio cell. 348 7392987. intanto saluti, viola rispoli

Anonimo ha detto...

E' tutto fuori controllo in Italia tutto già perduto. Si è cretato ormai un sistema molto duro da abbattere, un modo di vivere comune molto individuale dove ogniuno pensa a se stesso, dove regna la regola - fotti il prossimo, ruba, se puoi non pagare le tasse non pagarle, ecc ecc.

Muoviamoco noi internauti. Possiamo cambiare le cose.
Il comunismo è fallito, e lo si è visto, il capitalismo è spinto a livelli tali da creare malessere.
Bisogna spingere su un nuovo tipo di politica, fresco trasparente e controllato.
Cosa possiamo fare? smettiamola di fare i crepuscolari.