Mi sono letto e riletto il piano presentato da Oreste Della
Valle (patron di IVI PETROLIFERA) per lo sviluppo turistico nell'area ex Sipsa
di Torregrande.
E mi sono anche letto la sua intervista sull'UNIONE SARDA.
Come aderente al Partito Democratico, mi trovo in difficoltà.
Difficoltà sia verso il progetto, sia verso la posizione del
Pd verso questo progetto, e verso altri progetti di sviluppo (se pur non
turistici... nda).
Premesso che trovarmi di fronte ad un Signore che (sue
parole) alla domanda "per anni avete inquinato il territorio",
risponde "ERAVAMO UNA RAFFINERIA, FACEVAMO QUELLO.", mi lascia
basito!
Basito dalla naturalezza con la quale un imprenditore afferma
che è normale inquinare! (ecco perché dice che Arborea con la SARAS sbaglia...).
Ma allora le leggi e le norme antinquinamento non si
applicano al suo settore? In tutto il mondo? O Ivi Petrolifera e Saras hanno
usufruito di qualche compiacente deroga delle Amministrazioni interessate? (....MOLTO INTERESSATE....)
Già il personaggio mi lascia perplesso; e a poco vale il suo
vantare la sua fede e gli anni di missioni familiari in Nicaragua..... questa
eventuale non prevede un salvacondotto a
rendere l'ambiente invivibile per il suo tornaconto!
Ma veniamo alla proposta.
Chiaramente ci troviamo di fronte ad una proposta che
dovrebbe portare beneficio a Oristano (fermi i miei personali dubbi sul
proponente.....)
La Sardegna ha bisogno di sviluppo, turistico, commerciale,
agricolo, industriale.
Chi pensa che l'avvenire della Sardegna sia riposto nei
contributi che la regione e/o lo stato possono elargire per aumentare i
servizi, trascina la Sardegna in un baratro non più risalibile.
Chi pensa che questa sia la soluzione, vuole una Sardegna
completamente dipendente dalle strutture pubbliche, e da quello che il pubblico
può offrire, quindi un servilismo ed una servitù senza autonomia; poiché
l'autonomia la sia ottiene con denaro proprio.
I servizi sono chiamati "TERZIARIO"; e se ha questo nome è perché esiste un
"PRIMARIO" (l'agricoltura) ed un "SECONDARIO"
(l'industria); senza questi 2, nei quali è compreso l'artigianato, il terziario
non ha denaro spendibile.
Quindi ben vengano le industrie, per avere le quali dovremmo
creare delle grosse incentivazioni ad istallare aziende produttrici in
Sardegna, piuttosto che altrove.
E ben venga anche lo sviluppo turistico, purché si pongano
dei SERI PALETTI onde evitare che il profitto dell'imprenditore di turno sia a
senso unico, con conseguente inutile consumo del territorio, ma anche un beneficio per l'indotto e la
popolazione (vedi ad esempio le casette nel progetto che hanno il solo scopo di
arricchire l'imprenditore).
Ma qui vedo un'incongruenza. Un'incongruenza in termini di
accettazione di proposte di sviluppo,
·
Abbiamo
da una parte un imprenditore che, sebbene in passato ( e tuttora) abbia
provocato danni all'ambiente, propone una strategia di sviluppo turistico, e
questa viene accettata.
·
Abbiamo
da un'altra parte un imprenditore che propone una strategia di sviluppo
industriale, e a questa non viene neppure data la possibilità di verifica.
Come può lo stesso consesso politico, di fronte a due
possibilità di sviluppo per il proprio territorio, fatte da due imprese che,
almeno valutando il loro passato industriale in Sardegna, pongono qualche
dubbio, una accettarla a priori, l'altra rifiutarla come la peste?
Evidentemente mi riferisco al progetto ELEONORA; progetto
che, sebbene venisse da un imprenditore che (come IVI) ha già fatto danni in
Sardegna, con i dovuti accorgimenti di natura ambientale, avrebbe meritato
almeno di verificare la possibilità di impiantare una stazione estrattiva.
Ma no ..... lì ha prevalso
la paura di un disastro ambientale.
E a poco è servito dire che in altre zone di questo mondo,
l'agricoltura e l'industria estrattiva (o comunque quell'industria che noi reputiamo
inquinante) convive tranquillamente; basta FISSARE E MANTENERE delle regole
rigide (es. la "food valley" a Parma).
Ma a quanto pare coloro che hanno detto no all'indagine si
fidano così poco dei loro amministratori, da non volergli dare neppure la
minima possibilità che questi ultimi possano tenere sotto controllo le
eventuali "LEGGEREZZE" dell'imprenditore.
È come dire "non ne facciamo niente perché ho paura che, se dovesse
esserci un impianto di estrazione del gas, i nostri amministratori sono così
incompetenti e/o ladri, che permetterebbero all'imprenditore di disastrare il
nostro territorio; per cui è meglio rinunciare ad una fonte industriale".
Ho sentito anche altri che dicevano "voglio che il
territorio in cui vivranno i miei figli sia pulito........"; e
non si pone il problema però che i suoi figli , dinnanzi si ad un territorio
pulito, ma senza prospettive di lavoro, siano costretti ad abbandonare la
Sardegna, e cercare lavoro all'estero; così facendo non potranno godere
comunque del "territorio pulito".........
Certo, si comprende che sono in totale disaccordo a non voler
fare nemmeno il sondaggio richiesto per il progetto ELEONORA, e mi stupisce che
il mio stesso partito, di fronte ad un'altro imprenditore (anche lui con qualche problema legato all'inquinamento
in Sardegna), accetti l'uno ma non l'altro.
Risulta evidente che sulla politica di sviluppo in Sardegna
ci sono poche idee e ben confuse, per cui ognuno va per la sua strada, senza un
filo logico.
Speriamo in bene.
F.to Dima
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