13.8.15

QUALCHE PERSONALE CONSIDERAZIONE SUI REFERENDUM......

In questi giorni mi fermano in tanti.....

1) Chi mi dice che vuole firmare i referendum...
2) Chi non li vorrà firmare.....
3) Chi firmerà quelli proposti da (=)possibile, ma non gli altri.....
4) Chi firmerà quelli proposti dagli altri, ma non quelli di (=)possibile....

Io vorrei dare un mio contributo a tutte queste posizioni.

Premesso che non mi risulta sia mai stato effettuato un referendum seguendo la via della richiesta di 5 consigli regionali, se non per uno sporadico tentativo di riappropriarsi le regioni del diritto alla gestione degli orari degli esercizi commerciali, al quale aderirono soltanto 3 regioni.

Questo la dice lunga sulla voglia dei consigli regionali di scontrarsi con le scelte parlamentari e/o governative (ovvero: TENGO FAMIGLIA).
      
  1.  “CHI MI DICE CHE VUOLE FIRMARE I REFERENDUM....” A quelli che mi fermano dicendomi di voler firmare i referendum, mi limito (oltre che ringraziarli) a ricordargli di firmarli tutti............                                                                           
  2. CHI NON LI  VORRÀ FIRMARE...” A quelli che non vogliono firmare, dico "che ti toglie"? Che ti toglie firmare i referendum? Alla fine dei conti, se ci pensi, non ti si sta chiedendo di condividere i quesiti, stai solamente, con la tua firma, dando la possibilità di arrivare in una cabina elettorale per poter A QUEL PUNTO, decidere di condividere o meno i quesiti. Perché non firmando si uccide la possibilità di conoscere effettivamente se la maggioranza dei cittadini gradisce quella norma oppure no. Quale espressione di democrazia è negare la possibilità di interpellare i cittadini, negando un referendum?                                                                                                             
  3. CHI FIRMERÀ QUELLI PROPOSTI DA (=)POSSIBILE, MA NON GLI ALTRI.......................” A questi rispondo che, a costo di sembrare perennemente in controcorrente, È SBAGLIATO. Ogni referendum pone un quesito che potrebbe essere si sulla stessa norma, ma con ottiche diverse. Allora mi chiedo, aldilà di una visione becera (il mio è valido, e gli altri non valgono una cippa), perché se io chiedo, per i miei quesiti, che venga firmato come atto di democrazia, come posso negare questo atto democratico ai referendum di altri? Sarebbe concepire una democrazia solo a vantaggio di una parte.                                                                                                                      
  4. CHI FIRMERÀ QUELLI PROPOSTI DAGLI ALTRI, MA NON QUELLI DI (=)POSSIBILE.............” Vale in copia-incolla quanto scritto al punto 3, con un ragionamento uguale uguale.
Qualcuno potrebbe chiedermi (e lo hanno già fatto) "ma ci sono quesiti presentati da partiti politici che evidenziano unicamente una provocazione" (quello di Maroni, ad esempio....).

Ebbene io mi riferisco a quesito PROPONIBILI, e cioè in linea con quanto la costituzione permette.

Se i leghisti vogliono provocatoriamente dimostrare la loro voglia secessionista, percorrono altre vie, ma non quella del referendum; il referendum, per quanto mai visto in quest’ottica, sarebbe utile farlo rimanere una cosa SERIA.

In conclusione, vi invito ad 
apporre la firma sui quesiti referendari …….. tutti i quesiti referendari …….. di tutti.

Ne guadagna la democrazia.


F.to Dima

20.5.15

il PD non è più casa mia.......

Ero presente venerdì 9 maggio alla riunione del provinciale PD di Oristano.

Ero presente e non c'è l'ho fatta a resistere fino in fondo; non ne ho avuto cuore.

Il disagio che traspariva dalla relazione introduttiva del segretario provinciale, Alessio Mandis, (devo dire più che accorto nell'esprimerlo......), almeno negli interventi che io ho seguito, non ha avuto altro effetto se non quello di una verbosa sciorinatura di pregi dell'attuale conduzione politica del partito nazionale e del governo.

Nessuno (almeno tra quelli da me ascoltati) ha raccolto l'invito alla discussione su questo evidente disagio; i primi intervenuti, anche autorevoli, hanno messo sul tavolo le cose buone (?) che il governo attuale, a trazione PD, ha fatto e sta facendo.

Non voglio entrare nel merito delle cose fatte e delle slides pubblicitarie sulle cose ancora da fare.
Perchè prima, molto prima, del merito viene il metodo.

In un partito tutti apportano opinioni e discussioni sui vari progetti politici, e proprio per regolare simili interventi che è obbligo imperativo creare e mantenere un metodo democratico.

È il metodo che tiene unite persone che hanno differenze di opinioni in un partito.

Ma questo equilibrio stabilito con un metodo sembra essere ormai inutile.

Di che metodo fa parte il cacciare 10 rappresentanti da una commissione, perché hanno un'opinione non collimante con il segretario nazionale?

Di che metodo fa parte il rinverdire pezzi di legge fascista (il preside-sceriffo ) nel programma della buona-scuola?

Di che metodo fa parte il porre ben 3 fiducie su una legge di importanza capitale come quella elettorale, per evitare 135 emendamenti (di cui 11 presentati dalla minoranza del partito)?

Di che metodo fa parte cercare subdolamente di far credere colpevoli i pensionati, che hanno subito una norma incostituzionale, dicendo che quello che va restituito a loro, dovrà essere tolto a coloro che guadagnano 700 €?

Di che metodo fa parte il voler far scadere qualunque dibattito interno a becera conflittualità da bar dello sport?

Di che metodo fa parte l'utilizzare l'arroganza, il dileggio, la derisione verso coloro che hanno diverse opinioni?

Si deride un personaggio come Pippo Civati che lascia il partito, ma non crea nessun problema il mancato rinnovo della tessera di 180.000 iscritti.

Ed anche le vicissitudini del mio circolo non contribuiscono a tenere alto l'entusiasmo per l'appartenenza al PD.

Piccole fazioni che cercano, nel tentare di comporre una lista, di guadagnare e far guadagnare posizioni ai loro familiari.

Piccole fazioni che, se anche appartenenti al partito, operano per escludere il circolo da ogni decisione sulla composizione della lista comunale.

Sembra la riproduzione in piccolo dell'arrembaggio alla poltrona o poltroncina.... alla propria vetrina di evidenza.

E spendiamo pure qualche parola verso lo sconsiderato obiettivo di avere un partito variegatamente partecipato, con il solo traguardo di avere un alto paniere di voti.

Le infiltrazioni campane, nella lista di De Luca, di personaggi impresentabili che viene vista dal vicesegretario PD solo come un piccolo impasse, tanto da liquidare il problema con un "non votateli": è indigeribile.

Il coalizzarsi a liste che comprendono personaggi del calibro di Santino Bozza in veneto : è indigeribile.

Quello che accade in Puglia con Thriller e con Emiliano : È indigeribile.

Bondi e compagna che fanno l'endorsement  al PD : È indigeribile.

No...... Tutto questo è per me indigeribile.
Nel Partito Democratico non vedo più nulla di quanto prima era attraente.
Lascio questo PD a chi lo gradisce così.
Lascio il mio incarico di componente della Direzione Provinciale.
Lascio il mio incarico di segretario di circolo.
Lascio la mia voglia di rinnovare la tessera.
Con rammarico e dolore, lascio.

F.to Dima

14.1.15

ABBASANTA ovvero UNA VARIAZIONE "FASCISTA"

Qual è il fine di un'Amministrazione Comunale che vuole cancellare una memoria storica?

Detto così, mi rendo conto che la domanda possa essere incomprensibile.

Allora provo ad esplicitarla.

L'amministrazione Comunale di un paese Sardo (ABBASANTA), per ricordare la ricorrenza della Grande Guerra, delibera di intitolare un via del paese a ricordo caduti della 1a Guerra Mondiale intitolandola  "VIA DELLA RIMEMBRANZA".

È solo il caso di ricordare, per inciso, che tale titolazione fu istituita, appena un mese dopo la marcia su Roma, dal primo governo fascista, dal Sottosegretario alla pubblica Istruzione del 1922, Dario Lupi che, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 1922, istituì tale ricorrenza, cercando di strumentalizzare tale ricorrenza a tutto favore del regime fascista.


Fin qui nulla di strano, anzi lodevole, poiché un tale ricordo debba, a mio parere, essere sempre tenuto vivo.

Quello che lascia basito è che, nell'intitolare una via ad un ricordo ancora vivo e presente nella popolazione del paese, che ha provocato ben 134 caduti trai suoi concittadini, l'Amministrazione non abbia trovato di meglio che cambiare il nome ad una via già intitolata a un personaggio di enorme rilevanza per il popolo Sardo.

La via intitolata ad ANTONIO GRAMSCI.

Ma come, uno dei personaggi Sardi più ricordati per levatura filosofica, storica e politica per periodo fascista, viene cancellato?
Ma come, con tutte le vie che Abbasanta ha intitolate a personaggi che ricordano il nostro peggiore periodo (il regno che appoggiò il fascismo), quali Via Umberto I, Via Vittorio Emanuele, Via Regina Margherita, etc. etc., non trova migliore soluzione che cancellare la via di un grande antifascista?

Ma come, altre grandi città, e cito solo NEW YORK che ha dedicato in un parco del Bronx, una struttura artistica ad ANTONIO GRAMSCI, riconoscono tale rilevanza, e Abbasanta ne cancella la memoria storica?
o anche 
Ma come, il paese ha un piccolo giardinetto, con tanto di monumento dedicato ai caduti della 1a Guerra Mondiale, e tale, sia pur piccolo, parco è senza nome, e preferisce lasciare tale luogo senza nome, pur di cancellare la memoria antifascista di ANTONIO GRAMSCI?

A questo punto la domanda iniziale diventa più comprensibile.

L'Amministrazione di Abbasanta ha operato il cambio sfruttando il sentimento di devoto ricordo che giustamente gli Abbasantesi hanno verso i propri caduti in guerra, ma nel contempo, nascondendosi dietro questo sentimento, sta cercando di riconquistarsi per le prossime elezioni il favore di quella parte della cittadinanza che non ha una vocazione antifascista.......

Oppure ha l'ambizione di concorrere al Guinness world record, per essere il primo paese Sardo a cancellare una via dedicata ad un grande personaggio, celebrato in tutta la Sardegna, in tutta l'Italia e che il mondo intero ci riconosce......

Altrimenti quale risposta sarebbe più plausibile?

F.to

DIMA

16.11.14

IL NUOVO CHE AVANZA ...... CONFUSO NEL VECCHIO CHE RIMANE

No, non sono soddisfatto, non riesco ad accettarlo.
Non riesco ad accettare che il vecchio modo di fare politica nelle segrete stanze, venga elevato a rango di "ricerca di unitarietà & condivisione".
Guardate, ho molto rispetto di chi mi ha scritto " vedi Dima, in politica si é sempre fatto così........".
Però a me viene spontaneo rispondere "Mario, allora si é sempre fatto male".

Evidentemente mi riferisco all'assemblea provinciale e Oristanese e a quella regionale Sarda, avvenute per la proclamazione dei rispettivi segretari del Partito Democratico.
Hanno qualcosa in comune ciò che é avvenuto in tutte e due.
Nella prima il voler forzare la mano per cercare in tutti i modi di stabilire il primato di una vecchia politica che cerca di contrattare posizioni, in spregio ad una Assemblea di delegati, unica deputata a scegliersi i suoi rappresentanti, e le sue istituzioni.
Ed al rifiuto a tale modus operandi, ecco che, invece di andare in assemblea per rendere pubblica la propria posizione, ci si rifugia in un'assenza che, a mio parere, evidenzia soltanto la mancanza di bontà delle proprie posizioni.
Vorrei chiedere agli assenti, dov'è il rispetto dell'Assemblea?
Riuscite a collocare questo atteggiamento nel "nuovo che avanza"?
Ma come.... Posso far valere le mie eventuali ragioni nel più ampio consesso previsto dal mio partito, e rifuggo da esso?
Preferisco la trattativa in stanze per pochi intimi?
Come vedreste, in un prossimo futuro, l'eventualità che, di fronte ad una vostra mozione, la maggioranza abbandonasse compatta il luogo deputato alle decisioni?
E mi chiedo ancora, ma nessun delegato, tra gli assenti, ha sentito il bisogno di esprimere le sue opinioni in assemblea?
Tutti allineati e coperti (come nel peggior ricordo di militanza d'altri tempi)?
Ma allora quale consesso scegliete per esprimere le vostre proposte?
O lasciate che siano altri (pochi capetti) ad esprimerle, e voi vi accontentate soltanto di ratificare/applaudire allo schioccar di dita?
E poi, che nuovo é il vecchio sistema di contrattare (quasi fosse un mercato delle vacche) la distribuzione di cariche, che il solo sottoporle ad una trattazione occulta all'Assemblea, le svilisce e svuota di significato?
Questa non é "unitarietà & condivisione" ....
Questo é mistificare un riconoscimento di naturale importanza della minoranza, con richieste che nulla hanno a che vedere con la funzione della minoranza stessa.
La dignità delle minoranze la si evidenzia nel l'accoglimento delle sue proposte IN ASSEMBLEA o IN DIREZIONE! 
Non nelle richieste di poltrone fatte nelle segrete stanze!
Vorrei che ci si ricordasse che, parafrasando le passate guerre, esiste, é vero, un onore delle armi per chi ha perso, ma va ricordato che l'onore delle armi é il vincitore che lo concede, non si é mai visto (oltre che in politica, ed é tutto dire.....) che sia lo sconfitto a chiederlo.
Chiederlo svilisce la dignità.
E non voglio entrare nero merito delle richieste, mi basta il modo!
Anche se, soltanto sfiorando le richieste, inorridisco nel pensare che una carica come quella di presidente cella Commissione dei Garanzia possa essere soggetto di mercimonio.
Il solo pensare di voler cooptare dall'alto un organismo, che per sua definizione é al di sopra di ogni parte, perché preposta a difesa di TUTTI, regolamento alla mano, il solo pensarlo ripeto, ne svilisce l'autorità, proprio perché da quel momento in poi la si deve considerare al servizio di una sola parte.
Si rende meschino un organismo che DEVE essere aldilà di ogni fazione.
Io mi sento tutelato da un simili organi, per la serietà e la capacità dei componenti, non per l'appartenenza ad una corrente.
Mi chiedo, una volta meschinizzato questo istituto con tale tipo di richiesta, chi mai avrà il coraggio di accettare di presiederlo, sapendo che non sarà mai considerato superpartes?
Già il fatto di richiedere una simile tutela, annulla la possibilità che tra le parti ci possa essere un dialogo, poiché una delle due (quella che chiede questa forma di tutela) parte dal preconcetto che l'altra parte, tutto quello che farà, sarà improntato ad un annullamento dei diritti della minoranza, a prescindere dalle proposte.
Questo non mi sembra un buon presupposto a qualsivoglia tentativo di dialogo.

E veniamo all'assemblea regionale.
A cosa servono 250 delegati che attendono che finiscano i giochetti soliti, fatti tra pochi intimi, per essere poi chiamati a ratificare/applaudire le decisioni prese senza discussione in assemblea, in un modo che é un dispregio ad ogni regolamento?
A me sembrano soltanto dei piccoli peones chiamati ad applaudire a comando.
E se in quelle segrete stanze c'era anche chi ho votato (come credo ci fosse) ebbene, non ho gradito neppure la sua sola presenza!
Avrei preferito, dalla minoranza che mi rappresenta, una posizione più in linea con un ventilato "nuovo corso".
Avrei preferito un maggior rispetto verso i propri delegati.
Avrei preferito una maggior vicinanza al coinvolgimento DIRETTO della predicata "importanza della base"
Avrei preferito un più dignitoso e rispettoso, verso chi si é espresso in suo favore : "PREFERISCO ATTENDERVI IN ASSEMBLEA, ASSIEME AI MIEI DELEGATI".
E tutto questo me lo si vuole vendere come un lungo e faticoso lavoro in nome dell'unitarietà e della condivisione?
Di questa unitarietà ne ho ORRORE......

F.to Dima

15.5.14

ENERGIA IN SARDEGNA, ovvero, LA FABBRICA DEL NO......

 
la giunta Pigliaru ha definitivamente accantonato la strada del metano Algerino, il GALSI.
E la motivazione di recuperare la quota capitale di 11 milioni, mi sembra un pochino debole ( se unica e vera).
Premetto che consideravo il GALSI già morto da tempo, per effetto anche della chiara e nota posizione al riguardo del governo nazionale del tempo, posizione che già dal 2011 aveva privilegiato il progetto TAP (trans adriatic pipeline), una via del gas che dagli Urali, passando per Grecia e Albania, attraversa il mar adriatico, a scapito del GALSI.
Ma prescindendo da un problema di opportunità nazionale, una larga parte del popolo sardo ha dimostrato fin dall'inizio di non gradire questo progetto.
Anzi, a ben vedere, nessun progetto di sviluppo energetico industriale, ha mai trovato il completo appoggio dei sardi.
Cari amici, l'elenco dei no è corposo!
 
·         Il metanodotto GALSI
·         il progetto ELEONORA
·         il geotermico nel Montiferru
·         La conversione dell'impianto di Fiume Santo da olio combustibile a carbone
 ·         La conversione da olio combustibile a carbone della centrale di Ottanta
 
E ne abbiamo ancora, se guardiamo bene ......
La Sardegna, sul problema d'energia, sembra LA FABBRICA DEL NO!
Ma come si fa a dare vita ad uno sviluppo industriale, e non rendersi conto che i 2 problemi che più ostacolano questo cammino sono i trasporti e l'energia?
Ma vogliamo renderci conto che la Sardegna paga l'energia il 30-35% in più della media italiana?
E già l'Italia è più cara della media d'Europa del 20-25%! Fate il calcolo voi ora di quanto è penalizzata la Sardegna!
E ci meravigliamo se le aziende produttive abbandonano la Sardegna?
Uno dei motivi per cui fare impresa in Sardegna è difficile, va ricercato nella difficoltà energetica e nel suo costo.
Siamo l'unica regione Italiana SENZA GAS.
O qualcuno pensa davvero che lo sviluppo industriale lo si possa sostenere soltanto con il fotovoltaico o il mini-eolico?
Tanto per avere due cifre, nel 2010 la Sardegna ha prodotto 12.732 GWh di elettricità, al netto dei trasporti.
Ne ha esportata (in Corsica, Toscana, Lazio) 1.488 GWh.
La produzione è così suddivisa:

Idoelettrica
4,62%
termoelettrica
87,45%
eolica, fotovoltaica, geotermica
7,93%

Il consumo è stato così suddiviso:

Agricoltura
203
Industria
6.339
terziario
2.412
domestico
2.290
totale
11.244

Uno sviluppo ulteriore (e auspicabile) industriale, come lo sosteniamo? soltanto con il fotovoltaico o il mini-eolico?
E per l'energia occorrente alle famiglie, cosa facciamo? Tutti con il fotovoltaico?
E cambiamo tutti gli impianti esistenti nelle case per portarli da gas a elettrico?
Spesa minima da sostenere!
E gli impianti per l'agricoltura?
L'energia occorrente all'agricoltura, nelle altre regioni e nazioni è prodotta o con piccoli impianti a biomasse o con geotermico oppure con piccoli impianti di cogenerazione a gas e biogas.

 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 Quindi la rinuncia al GALSI, ed il rifiuto costante al geotermico, al progetto ELEONORA, alle conversioni di Ottanta e Fiume Santo, (che hanno molto a mio parere della sindrome NIMBY) sono in netto contrasto con la continua richiesta di lavoro e la (giustificata) lamentela circa la disoccupazione dei nostri giovani.
Ma se non poniamo le premesse per una svolta industriale, dove potranno essere trovati i posti di lavoro richiesti?
E per favore, non rispondetemi "nel turismo e nella valorizzazione delle bellezze archeologiche", perché lo sappiamo benissimo che questa possibilità non è così ampia da poter azzerare tutta la disoccupazione Sarda! Cerchiamo di essere realisti!
Quindi, chi contrasta nei propri territori gli impianti geotermici e di ricerca di gas, sappia che la sua battaglia per preservare un pezzo del suo territorio (quando ci sono ormai mezzi concreti per salvaguardare flora e fauna e bellezze, se gli amministratori li vogliono utilizzare) contribuisce negativamente ad uno sviluppo industriale che toglie ai nostri giovani la possibilità di costruirsi un futuro nel proprio paese.
Per questi motivi non condivido la scelta della giunta Pigliaru sul GALSI.
Se si rinuncia al GALSI, deve, dico DEVE esserci pronta un'alternativa, non una promessa, UNA ALTERNATIVA VERA!, altrimenti è come dire: " LO SVILUPPO ECONOMICO-INDUSTRIALE DELLA SARDEGNA PUÒ ASPETTARE" .......

F.to Dima

25.2.14

QUALI PREMESSE PER UN CAMBIO DI PASSO?

Probabilmente io non mi entusiasmo facilmente, anzi sono molto più portato ad una visione critica degli eventi piuttosto che entusiastica.
 
Ma pur riconoscendo questo mio limite, vedo che il limite opposto è varcato molto facilmente da chi applaude il nuovo governo Renzi.
Cerco quindi di analizzare i fatti, conscio del mio difetto di preponderante critica, ma tant'è ..... mi devo sopportare anch'io a volte.
Ma veniamo ai miei dubbi.
Vedo un treno senza potenza che arranca su una salita a 40 km l'ora.
Il perchè arranchi è evidente.
Binari consumati, locomotiva vecchia e spompata, carrozze da trainare fatiscenti e non oliate, rami - sassi - frane sulla massicciata.
Con queste premesse il treno ha poche probabilità di aumentar la sua velocità e risolvere gli annosi problemi di ritardo.
Ma ecco che arriva il "RISOLUTORE" e pontifica.
"BASTA CAMBIARE IL MANOVRATORE"............................. ed il treno correrà veloce!
Caspita, ma perchè non ci abbiamo pensato prima? È l'uovo di Colombo!
Adesso questo scalcagnato trenino prenderà una velocità che la TAV gli fa una pippa!
Mettiamo da parte le facezie.
Ma davvero crediamo ad una barzelletta simile?
Parliamoci chiaro, la fiducia noi la diamo sempre sulle premesse, perchè le promesse sono sempre le stesse!
Si è cambiato Letta con Renzi ...... bene!
Dei 16 ministri, ben 8 (più Del Rio...) facevano parte della compagine governativa di Letta.
Il programma? Ecco le differenze sostanziali (?)
Programma Renzi
Programma Letta
Legge elettorale
Legge elettorale: mai più al voto con il Porcellum
Debiti P.a.
Pagamento dei debiti della P.A.
Riforma della Pubblica amministrazione
Semplificazione
Riforma Senato
Superamento del bicameralismo paritario
Lavoro
Lavoro, meno restrizioni sui contratti a termine
Cuneo fiscale
Riduzione fiscale senza indebitamento
Reddito minimo
Reddito minimo
Cos'è cambiato? Cosa ci spinge a pensare ad una svolta? Quali le premesse diverse?
Vogliamo analizzare anche la composizione degli alleati? Eccola!
alleati di governo renzi
alleati di governo letta
Nuovo Centrodestra (dal 16/11/2013)
Per l'Italia (dal 10/12/2013)
 Differenze? NESSUNA!
Cos'è cambiato? Cosa ci spinge a pensare ad una svolta? Quali le premesse diverse?
Se gli alleati rappresentano, nella figura del trenino, gli eventuali ostacoli e paletti, se sono gli stessi, perchè devo pensare che ora cambierebbero atteggiamento?
Loro da questo viaggio, come dal precedente, vogliono guadagnare le stesse cose, quindi porranno le stesse condizioni.
Ne abbiamo avuta una anticipazione proprio questa mattina ad AGORÀ su rai3. Per la rappresentante di NCD, Barbara Saltamartini, le considerazioni di Delrio sulla tassazione dei BOT, sono "una scivolata che non si deve ripetere". Queste le premesse?
E mi rivolgo anche a quanti aspettano fiduciosi gli eventi, dimenticando che le premesse sono la parte importante.
Perchè le promesse sono sempre uguali. Quindi ciò che ci può spingere verso un atteggiamento fiducioso o critico, non possono essere le promesse, ma le premesse.
E le premesse non sono delle migliori!
Ricapitolando: ministeri precedenti per 9/16mi ....... alleati TOTALMENTE identici ...... programma senza diversità eclatanti.
Cosa ci impone una fiducia che le cose da fare, verranno fatte?
Se a questo aggiungiamo che perdiamo quello che poteva considerarsi un vantaggio del precedente governo, e cioè l'avere all'esterno il segretario del partito di maggioranza che ti pungola e ti sprona, oggi non abbiamo neppure questo.
Devo applaudire e/o essere fiducioso?
Scusate ma non ci riesco.
F.to Dima